giovedì 29 aprile 2010

Portfolio Articoli: MV Agusta F4 2009


"La sindrome di Stendhal"


Quasi non volevo crederci, ma era davvero il 1998.

Oggi, a distanza di 11 anni, è (per fortuna) ancora uguale a sé stessa, quando la si scopre da un telo si ha ancora quel piccolo attacco cardiaco, quel leggero trauma dall'aver visto di colpo tanta bellezza tutta insieme. Ma perché? Com'è possibile che esista una moto così? Ovviamente per essere politicamente corretti e accontentare gli incontentabili, sono costretto a dire che la bellezza è soggettiva, che non è bello ciò che è bello ma che è bello ciò che piace... Sacrosanto, però...

La verità è che la F4 è una delle più belle motociclette mai prodotte sulla terra, un concentrato di stile e tecnologia che raramente si è visto in passato e mai più si è visto in futuro, almeno fino ad oggi.

Quindi, cercando di ragionarci su, è possibile analizzare la sua forma? È possibile scoprire i motivi che la stanno rendendo immortale, rimanendo freddi e distaccati?

Un saggio designer una volta mi ha detto: “se date lo stesso vestito a Tina Pica e a Claudia Schiffer, sembrerà molto più bello quello di Claudia, pur essendo in realtà perfettamente identici, potete scommetterci”. Questo rende l'idea di quanto il successo estetico di una motocicletta (o di un auto) sia basato inizialmente su quello che c'è “sotto la gonna”... la ciclistica, il motore, tutte le geometrie. Con un package bello sarà più facile disegnare un bel vestito.

Come tutte le altre sue precedenti creazioni, Tamburini (insieme alla sua equipe, con ,tra gli altri,Sergio Robbiano) ha tirato fuori dal cilindro magico una moto mai vista prima, sulla falsa riga della rivoluzionaria 916 ma, come sappiamo tutti, con un 4 cilindri trasversale (di per sé anche quello unico nel suo genere). Insieme al 4 cilindri è stato messo sul piatto un telaio tubolare che ha permesso anche lui di contenere l'ingombro trasversale della moto, che oltre a caratterizzare la dinamica, permette di ottenere un colpo d'occhio eccezionale. Le altre caratteristiche chiave sono il passo corto (da supersport dell'epoca), gli scarichi sottocoda “scenografici”, il monobraccio e in generale tutte le geometrie caratteristiche di ciclistica che sono quanto di più simile a quelle di una moto da corsa.

Una “bella” meccanica è alle fondamenta della bellezza per la F4 e più in generale per tutti i veicoli che hanno una carrozzeria. La meccanica della F4 è così bella, che perfino senza carrozzeria stupisce, seduce, tanto che è stata messa in produzione e chiamata Brutale.

Ovviamente tutto questo non è sufficiente se poi ci si “butta” sopra qualcosa un po' a caso, non esiste un manuale che dice cosa disegnare, ma diciamo che ci sono delle “norme” a cui far riferimento che sono parte della nostra cultura da sempre.

Per noi italiani e per il nostro modo di concepire l'universo, una cosa bella è proporzionata, armonica, equilibrata e quasi sempre simmetrica. A noi italiani piace tutto quello che ha caratteristiche innate di grazia ed eleganza spontanea. Con questi elementi riusciamo spesso a stupire il mondo, perché (ed è un dato di fatto) sono nati qui e nessuno riesce a usarli e miscelarli come facciamo noi.

La F4 è nata nel Bel Paese e anche lei è stata disegnata tenendo conto di questi fattori: ha volumi in perfetto equilibrio, proporzionati e simmetrici, dai gruppi ottici alle prese d'aria, perfino le stelline mondiali sul serbatoio hanno una certa armonia.

A questo punto la maggior parte del lavoro sarebbe concluso, e se fatto con cura garantirebbe già il successo, almeno tra la gente. Venderla poi sarebbe comunque un altro discorso.

Tutto questo però non spiega com'è possibile che la F4 non invecchi, non perda di fascino, non muoia. Alcune cose resistono alle epoche perché non fanno parte di nessuna epoca, vanno oltre. Toccano corde dentro di noi che non si limitano alla soddisfazione di un istante, ma vanno in profondità, a sfiorare radici ben più nobili. Questi oggetti resistono meglio al tempo perché ci assomigliano, intendo proprio fisicamente. Inconsciamente pensiamo a un corpo, al nostro, a quello di una donna, a quello di un predatore.

Osservate la F4...

Non ha l'ombra di uno spigolo, ma solo tensioni, al massimo nervi.

Fasci di muscoli che in alcuni punti esprimono forza, in altri dolcezza, in altri ancora eleganza sempre con disarmante semplicità. Il segreto sta tutto qui.

MV non ha mai rinfrescato l'estetica della F4 semplicemente perché non ne ha avuto bisogno, anzi, nel migliore dei casi l'effetto sarebbe stato di peggiorarla.

Difetti? No, almeno nella forma non ne vedo, gli unici difetti esistenti sono nati dopo, dall'industrializzazione, dai costi, dalla necessità di adeguare un oggetto, che è quasi un'opera d'arte, all'industria, alla produzione in serie.

Non voglio che il mio commento su questa moto sembri uno spot pubblicitario o una sviolinata gratuita perché non è questo il mio fine. Se ci fosse stato uno spiraglio per criticarla l'avrei fatto anche ferocemente, magari avrei potuto scrivere che le sue prestazioni cominciano a non essere più all'altezza della concorrenza, che il suo prezzo è sempre stato più alto di quello che forse meritava il mercato, ma questo non centra con la sua forma, con il suo stile.

Arriverà... la nuova MV arriverà tra un po', ma in pochi sono davvero convinti che riuscirà a mettere in ombra la F4. Staremo a vedere, intanto lei non andrà persa, ma rimarrà un esempio così com'è, definitivamente consegnata alla storia, alla leggenda.

Michele Cito

Nessun commento:

Posta un commento

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...